L’Artificial Intelligence, anzichè condurre alla violenta distruzione del genere umano come ipotizzato da tutto un filone della filmografia americana, sta aiutando le persone in tutto il mondo a fare il proprio lavoro. I progressi in campo Artificial Intelligence però non incontrano l’entusiasmo di tutti. L’astrofisico Stephen Hawking, ad esempio, fa parte di un ristretto gruppo di scienziati che ha espresso preoccupazioni circa lo sviluppo di una “strong AI” un’intelligenza che possa eguagliare o superare quella umana e sul pericolo che possa annientare il genere umano.
“The development of full artificial intelligence could spell the end of the human race” cit. Stephen Hawking
Molti altri scienziati invece sono del parere che lo sviluppo dell’AI stia accelerando la ricerca e migliorando la vita umana.
Ecco 5 esempi a supporto di questa più ottimistica teoria.
L’Artificial Intelligence per la Cybersecurity
Per trovare falle e attacchi al codice di programmazione di un computer bisogna intervenire manualmente e non è cosa facile.
Come ha correttamente detto Michael Walker, programmatore capo al Defense Advanced Research Projects Agency’s (DARPA, il dipartimento che si occupa di progettazione e ricerca per la difesa degli Stati Uniti)
“Attackers can spend months or years developing [hacks], …
Defenders must comprehend that attack and counter it in just minutes.”
cit. Michael Walker
L’Artificial Intelligence sembra essere all’altezza di questa sfida. DARPA ha organizzato una competizione finalizzata a realizzare il miglior software di cyberdifesa. La Cyber Grand Challenge si è tenuta l’agosto scorso a Las Vegas. E’ stata creata un’ “arena virtuale” dove i software elaborati sono stati messi in competizione. Scoperto l’attacco, il software vincitore ha individuato la falla, ha creato una “patch” e ha riparato il codice. Il tutto in soli 15 minuti, neanche il tempo che un essere umano si accorgesse dell’esistenza della falla. Secondo Walker, l’AI un giorno renderà possibile individuare e fermare grandi attacchi anche nel mondo reale.
L’AI per la salvaguardia della fauna selvatica
Molti ricercatori desiderano sapere quanti animali vivono allo stato brado e dove. Non esistono collari GPS a sufficienza per registrare la loro presenza o i loro spostamenti. Per questo Tanya Berger-Wolf, professoressa di scienze informatiche all’University of Illinois a Chicago, con i suoi colleghi ha creato Wildbook.org
Il sito utilizza un algoritmo di Artificial Intelligence che verifica le foto caricate online. L’algoritmo è in grado di riconoscere i segni distintivi di ciascun animale e tracciare l’area dove vivono usando le coordinate GPS associate ad ogni foto. Grazie all’AI è possibile stimare l’età dell’animale e capire se si tratta di un esemplare maschio o femmina. Grazie ad una massiccia campagna fatta nel 2015 hanno potuto determinare che i leoni stavano uccidendo troppi piccoli di Zebra Imperiale (una specie a rischio estinzione in Kenya). A seguito di questa evidenza hanno convinto le autorità locali a modificare il programma di salvaguardia della fauna locale.
L’Artificial Intelligence nella diagnosi medica
La Sepsi è una complicazione che se diagnosticata in tempo è assolutamente risolvibile. Ma in caso contrario può portare alla morte. Un algoritmo di AI chiamato Targeted Real-Time Early Warning System (TREWScore) esamina i dati medici e può aiutare i a diagnosticare la sepsi con ben 24 ore in anticipo, come afferma Suchi Saria, un assistente professore al Johns Hopkins Whiting School of Engineering. L’Artificial Intelligence in questo modo è potenzialmente in grado di salvare vite umane. Inoltre il TREWScore potrebbe essere utilizzato per monitorare altre patologie quali il diabete ad esempio.
“[Diagnoses] may already be in your data,” dice Saria “We just need ways to decode them.”
Ricerca e soccorso in caso di calamità
Vittime di alluvioni, terremoti o altre calamità naturali possono rimanere bloccati ovunque. L’Artificial Intelligence aiuta ad individuare i sopravvissuti prima che sia troppo tardi. Fino a poco tempo fa i soccorritori potevano tentare di trovare le vittime guardando i filmati dell’area del disastro. Ma setacciare foto e video disponibili grazie ai droni è un forte impegno in termini di tempo e si rischia di raggiungere le vittime quando è troppo tardi. Secondo Robin Murphy, un professore di scienze informatiche e ingegneria all’A&M University in Texas l’Artificial Intelligence consente ai programmatori di scrivere semplici algoritmi in grado di esaminare lunghi filmati e trovare le persone disperse in meno di 2 ore. Inoltre questi algoritmi sono in grado di individuare cumuli di macerie sotto le quali possono essere intrappolate delle persone. Oltre ad essere in grado di scandagliare accuratamente i vari social media per avere informazioni sui dispersi o sulla calamità.
L’Artificial Intelligence per restituire il tatto
La ricerca in ambito Artificial Intelligence ha reso possibile far riacquistare il tatto ad un uomo che era rimasto paralizzato. Questo grazie ad un braccio robotico controllato dalla mente e un chip impiantato nel cervello.
Il Dr. Michael Boninger, un professore del Dipartimento di Medicina e Riabilitazione all’Università di Medicina di Pittsburgh, ha spiegato come la ricerca ha reso possibile restituire la sensazione del tatto alla mano del paziente. I Dottori hanno impiantato 2 micro chip elettronici nel cervello dell’uomo. Uno in grado di controllare le sensazioni e uno per controllare i movimenti. L’uomo durante l’esperimento è stato in grado di controllare il braccio elettronico con il pensiero, ma ancora più sensazionale ha potuto sentire quando il ricercatore ha toccato la sua mano robotica. Ovviamente è stato un esperimento e rimangono molte sfide da superare, come ad esempio riuscire a sviluppare un sistema che renda possibile provare ogni tipo di sensazione ed effettuare movimenti completi. Tutto questo richiederà il coinvolgimento dell’Artificial Intelligence e del Machine Learning come ha detto il Dr Boninger.
Conclusioni
Il termine Artificial Intelligence è stato coniato per la prima volta solo nel 1956. Ma l’idea di creature metalliche in grado di muoversi autonomamente, dotate di intelligenza o sentimenti umani è molto più remota. E’ collegata ai miti di antiche civiltà a partire dai Greci. I Cinesi e gli antichi Egizi costruirono macchine automatizzate che possiamo equiparare a robot. Leonardo da Vinci ad esempio concepì un leone meccanico semovente, destinato a rendere onore al nuovo re. Leonardo impressionò il suo pubblico creando una sorta di robot in grado di individuare e raggiungere quel re per il quale era stato creato.
Ma nonostante i vari tentativi effettuati nel corso della Storia, portare a compimento il sogno di creare un essere dotato di intelligenza artificiale non è compito facile. E nel tempo il campo dell’Artificial Intelligence si è rivelato molto più ampio e complesso rispetto alla “semplice” ricerca di un’intelligenza simile a quella umana.
Per l’articolo originale e per approfondire l’argomento:
5 Intriguing Uses for AI (That Aren’t Killer Robots)